Le abitudini e i gusti cambiano molto rapidamente, anche in un paese tradizionalista e abitudinario a tavola come l’Italia. Sono arrivati piatti della tradizione straniera che mai avremmo immaginato sulle nostre tavole e spesso, anche nel carrello degli italiani, finiscono ingredienti esotici.
Quello che però non sembrerebbe cambiare, almeno secondo le ultime statistiche, è quell’amore viscerale per caffè e cappuccino, che continuano ad essere la base della colazione di oltre 40 milioni di italiani, praticamente tutti coloro i quali hanno un’età che permette il consumo di caffeina.
Si passa anche al salato, ma il caffè rimane comunque la bevanda di base
La colazione degli italiani è cambiata moltissimo: sono sempre la maggioranza coloro i quali preferiscono una colazione dolce, pur con una crescita importante di chi si orienta verso panini, focacce, pizze e più in generale tutto il mondo del salato.
Quello che non cambia mai è la bevanda: il té, inutile negarlo, non ha mai davvero conquistato il nostro Paese, anche se vanta innumerevoli proprietà benefiche.
Un buon caffè per cominciare la giornata: è questo forse l’unico punto fermo rimasto intatto per tutti nello Stivale.
A casa, al bar, in caffetteria o nelle principali catene
Quello che continua a colpire del caffè è comunque la sua ubiquità. Continua infatti ad essere una bevanda che viene consumata a casa – preparata con moka o cialda – nei bar, nelle caffetterie e da qualche tempo anche nelle grandi catene del food internazionale, che sono riuscite a costruire importanti business tenendo conto di questa particolarità italiana.
Peculiarità italica che si coniuga poi in moltissimi luoghi e in moltissimi modi, con l’unica costante del pungente e caldo aroma di caffè che deve essere necessariamente uno dei primi percepiti quando ci si sveglia.
Non più volante e al banco: a qualcuno piace sedersi
Inaspettato successo anche per quelle attività che permettono di sedersi per gustare un caffè, magari anche per diversi minuti, per leggere il giornale o dare gli ultimi ritocchi ai file di lavoro.
È per questo motivo che si sono moltiplicate attività molto diverse dai bar tradizionali e che assomigliano sempre di più a quelle caffetterie all’americana (riproponendone spesso anche i marchi), dalle quali forse un po’ ingenuamente ci ritenevamo immuni.
Tragedia? Fine della tradizione? Stradominio americano? Niente affatto: sono soltanto abitudini che si evolvono, in un Paese che è stato sempre in grado di aprire i suoi porti alle novità che arrivano dall’estero, per poi rielaborarle secondo canoni propri.
Non sarà la morte dei bar, non sarà la morte della moka, non sarà la morte del caffè bevi e fuggi: ci sarà soltanto un’altra possibilità per i veri amanti del caffè. L’unico punto fermo? La qualità, perché nessuno dei nuovi attori del mondo del caffè in Italia si è potuto permettere, almeno fino ad oggi, di servire un caffè annacquato o di dubbio gusto.